L’Arsenale della Pace

 L’Arsenale della Pace

La parola arsenale accostata alla parola pace genera un ossimoro, cioè il contatto tra due parole che in qualche modo tendono ad annullarsi e contraddirsi.

Per definizione, un arsenale è un luogo, più o meno misterioso, all’interno del quale sono conservate le armi, gli armamenti necessari per combattere un nemico con la forza. È un luogo connesso all’introito economico che la massiccia e silente industria di armi riversa nelle casse di chissà chi, che si fregia di essere liberatore di schiavitù belliche.

Ma cosa c’entra con la pace? Affinché due parole così contrarie possano incontrarsi, senza annullarsi c’è bisogno di un ardito progetto e di una grande dose di buona volontà.

Il progetto “Arsenale della Pace”, nato sotto l’ala della Regione Puglia e del Ministero della Cultura, è un piano d’azione introdotto dalla Parrocchia Santa Maria della Pace di Noicattaro per valorizzare una porzione di territorio cara alla cittadinanza, quella dell’antica chiesa rurale della Madonna di Loreto, per i nojani, Madonna del Rito.

Le finalità del progetto sorgono sulle vicende legate all’antica chiesa sita sulla strada che porta al mare, risalenti al 1915 – 1918 quando, durante gli anni della Grande Guerra, divenne meta di numerosi pellegrini, grazie alle incessanti invocazioni alla pace da parte delle donne nojane, stremate dalla povertà generata dai conflitti.

L’obiettivo è rendere quel sito ancora sede e custode di quella “profezia della pace” della quale si era fatta portatrice la Madre di Dio, attraverso una donna, Maria Ungaro, che facendosi largo tra i rovi in cui decadeva quella chiesetta – la cui prima menzione nei documenti dell’archivio storico della Chiesa Madre, avvenne nel 1575 – raggiunse l’effige della Vergine per pregare.

Pregare, un verbo che abbiamo quasi dimenticato, che assume il suono di antiche tradizioni nascoste, ma che in un periodo di dolore, come quello dei conflitti, teneva a freno la disperazione e disponeva gli animi ad abitare una storia tanto dolorosa.

Seppur lontane diversi chilometri, numerose e purtroppo di entità incommensurabile sono le guerre che affliggono il mondo, e altrettanti sono gli arsenali, custodi delle armi che le alimentano. Per questo motivo, in una piccola ansa di un bacino come quello del Mediterraneo, che sulla scia di quanto indicato da Papa Francesco nel marzo del 2020, dev’essere una frontiera di pace, emerge la necessità di porre l’attenzione su un luogo che in passato si è fatto ristoro e consolazione: la chiesa dedicata alla Madonna del Rito.

Il progetto, promosso dalla comunità di Santa Maria della Pace, si prefigge di innescare meccanismi di pace, attraverso la creazione di un arsenale fuori dal comune, custode non di armi e violenza, ma di pace e preghiera. Lo strumento principale è la parola, che si mette al servizio di enti, associazioni e istituzioni per veicolare la politica della non- violenza e diffondere quel messaggio che nei primi anni del Novecento si era diffuso sotto il segno della Vergine.

La parrocchia di Santa Maria della Pace si propone di coordinare manifestazioni religiose e culturali, di organizzare giornate tematiche e di sensibilizzazione sul tema della pace e la custodia del creato, in modo da rendere questo tema una prerogativa costante, restituendo alla chiesetta il vetusto ruolo di polo di preghiera e aggiungendo ad essa valore, attraverso la proposta di eventi culturali.

Con questo obiettivo nasce la “Festa del raccolto”, festa ottobrina, sorta per fare memoria di quella promessa di prosperità e di pace che aveva fatto Maria al popolo nojano.