Una generazione parla all’altra: intervista di Carla alla nonna Maria

Sono Carla, frequento il liceo scientifico, studio al conservatorio e sono una giovanissima della parrocchia S. Maria della Pace. La mia vita scorre piena tra le lezioni di matematica e quelle di solfeggio, addolcite dalla presenza della mia famiglia. A proposito di famiglia… sono settimane che mia nonna Maria è sempre indaffarata: o è in parrocchia oppure si dedica a preparare qualcosa di buono; la seconda possibilità in realtà mi va anche bene, ma non capisco perché ultimamente dedichi così tanto tempo alla comunità. Bah!
Oggi ho pensato di andare da lei e chiederle cosa sta accadendo. Sento nell’aria un fermento al quale non so dare un nome.
Ovviamente, è in parrocchia! A questo punto penso che l’unica a cui chiedere spiegazioni sia mia mamma.
Secondo mia madre questo fermento ha un nome: quaresima. Il periodo che precede la Pasqua è estremamente impegnativo, tra le predicazioni settimanali e il settenario, nonna Maria, che da qualche tempo è presidente dell’associazione delle Madri Cristiane, è impegnata, anzi impegnatissima. Mi piacerebbe sapere di più di quello che fa assieme alle altre Madri Cristiane e perché la quaresima per loro è così importante. Forse è il caso di aspettarla e di farle qualche domanda.
NIPOTE: Nonna ma da quanto tempo esiste l’associazione delle Madri Cristiane?
NONNA: Con esattezza si chiama associazione delle Spose e Madri Cristiane. Esiste dal 1921; prima era presente solo a Roma nella chiesa di Sant’Agostino, dedicata alla Madonna del parto, dove ci sono le spoglie di Santa Monica, e solo successivamente don Giacomo Lioce, arciprete di Noicattaro nonché padre agostiniano, ne venne a conoscenza.
A seguito di questa scoperta, fu proprio don Giacomo a fondare l’associazione nella comunità nojana e oggi sappiamo, grazie ad alcuni documenti rinvenuti a Roma, che anche la mamma di Papa Francesco era un’associata.
NIPOTE: Qual è lo scopo dell’associazione e perché hai scelto di farne parte?
NONNA: Il fine della nostra associazione è quello di formare delle buone spose e madri cristiane, delle donne che sappiano abitare il mondo, mostrandosi caritatevoli verso il prossimo e osservanti del Vangelo di Cristo.
Mossa da questo desiderio, mia nonna materna, che viveva con la mia famiglia, è stata una delle prime iscritte all’associazione, seguita poi dalla nonna paterna. Quando ero piccola lei mi portava sempre in chiesa e durante la quaresima vivevo con lei tutte le funzioni e le predicazioni; questi sono stati i semi che in qualche modo hanno generato in me il desiderio di diventare, da grande, Madre Cristiana.
NIPOTE: Ma già da piccola andavi alla processione della Madonna Addolorata la notte?
NONNA: La notte tra il Venerdì Santo e il Sabato Santo, mi svegliavo al suono della bomba che richiamava le Madri Cristiane in chiesa, non trovando la nonna nel letto, capivo che era in processione.
NIPOTE: Cosa facevi? Eri dispiaciuta?
NONNA: Beh, un po’ sì, perché volevo andare con lei, ma quando la processione arrivava sulla strada dei Cappuccini, dove abitavo, ero già pronta! Avevo indossato il cappotto e prendevo la nonna per mano per continuare insieme a lei il cammino
NIPOTE: Cosa ti è rimasto così impresso?
NONNA: Ero colpita dalla devozione, dal silenzio rotto solo dal rumore delle catene dei crociferi, dalle preghiere e dai canti; mi incantavo nel vedere le prime luci dell’alba. Quello che mi torna sempre in mente è il silenzio della tantissima gente ai bordi della strada, che aspettava il passaggio della Vergine.
NIPOTE: MA COME MAI LA PROCESSIONE SI TIENE DI NOTTE?
NONNA: In realtà non è sempre stato così. Mia nonna Laura mi raccontava che tantissimo tempo fa, la processione si svolgeva di giorno, a settembre. Solo successivamente fu spostata nella notte tra il Venerdì e il Sabato Santo. Si svolge durante la notte perché il buio richiama l’oscurità scesa nell’animo della Madre che soffre per il figlio morto e lo cerca per stringerlo tra le sue braccia. Per noi è importante che si tenga di notte, perché sottolinea che bisogna vivere il buio del dolore per rallegrarsi con la luce dell’alba della risurrezione.
NIPOTE: Mi hai raccontato del forte legame con tua nonna, ma tu quando sei diventata madre Cristiana?
NONNA: Come ti ho detto, ho sempre partecipato ai riti ed ero orgogliosa che le mie nonne facessero parte dell’associazione. Presa da tanti impegni, ho sempre rimandato finché, 16 anni fa guardavo la Madonna Addolorata e mi sembrava che mi stesse aspettando, così ho deciso di iscrivermi col proposito di partecipare attivamente alle attività parrocchiali.
NIPOTE: I simulacri sono portati da uomini, i crociferi sono uomini, ma a pensarci ogni processione a Noicattaro vede la partecipazione delle donne. Quindi volevo chiederti: le donne hanno dei ruoli specifici nella Settimana Santa?
NONNA: Le donne delle varie associazioni si identificano con Maria, Nostra Madre, quasi a voler alleviare il Suo dolore perché come donne e mamme, lo comprendono benissimo e nello stesso tempo cercano di trasmettere alle nuove generazioni il loro messaggio di fede. Inoltre, le donne nojane, nella Settimana Santa, sono molto assidue nelle predicazioni, senza trascurare la preparazione di dolci e calzoni della tradizione.
Le donne, come le donne di cui parla il Vangelo, sono spesso dietro le quinte: a noi è data la cura dei paramenti sacri, la cura nella scelta dei fiori per ornare l’altare della reposizione del Giovedì Santo, quella di preparare la chiesa perché sia accogliente per chiunque vi entri; in questo, non parlo solo dell’associazione di cui faccio parte, ma di tutte le donne della nostra comunità che si spendono per gli altri. Insomma, quello di cui si occupano le donne durante la Settimana Santa, non fa certo lo stesso rumore delle catene sull’asfalto, ma se mancasse, si noterebbe!
NIPOTE: Hai un desiderio nel cuore per noi giovani, per le generazioni future?
NONNA: Sono contenta per chi, come te, prende parte nei gruppi che operano nella parrocchia, perché oltre a frequentare un ambiente pulito in cui ci si aiuta reciprocamente, vi consente di conoscere di più il Vangelo, con la speranza che possiate trasmetterlo con l’esempio e continuare a tramandare i nostri riti e le nostre tradizioni, che altrimenti andrebbero perse. Spero nel passaggio generazionale così come lo è stato per me.
Sai, la mia chiamata parte proprio da un legame come il nostro, quello tra nonna e nipote, la speranza più grande è che voi possiate accogliere quanto di buono gli adulti riescono a trasmettere, ma che non si tratti di una ricezione passiva: siate coraggiosi nel mantenere vive le nostre radici tradizionali, ma ancor di più nel trasmettere il messaggio di Salvezza, che è il vero fulcro del Triduo Pasquale.
Di Carla Anelli e Maria Paciolla